Chernobyl 37 anni dopo a Matera

Il giorno 29 aprile u.s., si é svolto a Matera il convegno già pubblicizzato su questo sito, dal titolo
“Chernobyl 37 anni dopo” , ottimamente organizzato dalla associazione Accoglienza senza Confini
con grande lavoro del Presidente Francesco Rubino.
Rappresentativa la platea dei relatori che hanno ampiamente illustrato il vissuto come testimoni di
ciò che accadde il 26 aprile 1986, delle conseguenze sulla salute pubblica, di come siano stati
realizzati i progetti di risanamento in Italia, con esperienze diverse tra Associazioni ma sempre
tese al benessere del bambino, l’ipotesi di una ripresa dei progetti collettivi di risanamento, ed un
eventuale patto tra Associazioni al fine di favorire la ripresa di questi progetti.
Interessanti ed esaustivi i primi argomenti trattati: la situazione sanitaria passata e presente ha
bisogno di essere rafforzata nella consapevolezza delle persone dopo 37 anni dal disastro in
quanto nulla é finito, tutto permane pericoloso come nei primi tempi, non dimentichiamolo.
Le diverse esperienze di accoglienza raccontate sono state molto toccanti e, come già detto,
seppur nelle diversità e peculiarità di ogni Associazione che ha adattato al proprio territorio il
modello di accoglienza, é stato bello verificare che l’interesse supremo del bambino é stato messo
in capo ad ogni altra considerazione.
Relativamente a “Il futuro e difficoltà del sistema” e “Patto tra le Associazioni per il rilancio
dell’accoglienza”, mi permetto di esternare alcune considerazioni personali che peraltro ho già
illustrato all’interno del convegno.
Vorrei tornare al come e al perché siano iniziati i progetti di RISANAMENTO, puntualizzo
risanamento e non dare una famiglia ad un bambino o un bambino ad una famiglia, di risanamento
si trattava e di risanamento é necessario continuare a parlare, il resto viene dopo e non sempre.
Nella intervista rilasciata dalla Dott. Anna Shorop a Mauro Bartoli e proiettata all’interno del
convegno, ella dice che ” … ci accorgemmo che i nostri bambini si ammalavano e che quindi
avevano bisogno di recarsi in luoghi non contaminati per un risanamento, chiesi aiuto a tutte le
Ambasciate e Polonia, Caritas e Italia risposero immediatamente …”; quindi sono state le Autorità
bielorusse a suo tempo a chiedere aiuto e non noi a proporlo! Ne deriva che il nostro attuale punto
di vista va ribaltato: basta presentarci ad elemosinare la ripresa dei progetti di risanamento, non
sono i Bielorussi (che ci leggono e a cui chiedo di riflettere) a inviarci i bambini per soddisfare il
nostro piacere affettivo personale, siamo noi che su loro richiesta abbiamo ospitato e ospiteremmo
nuovamente volentieri i loro bambini bisognosi di cure! Pertanto ritengo corretto spostare
l’interlocutore delle nostre richieste di ripresa: non più i nostri politici italiani che sono tenuti a
rispettare Norme Internazionali, ma il Governo della Repubblica di Belarus che ci ha chiesto aiuto
tanti anni fa e che invito oggi a valutare come in più di 30 anni, disinteressatamente, unicamente
come volontari senza nulla guadagnarci se non l’affetto dei bambini (ed è molto), abbiamo
provvedo a risanare più di 500.000 minori; se il riconoscimento di queste motivazioni non
rappresenta nulla per chi ci chiese aiuto, é vero che abbiamo lavorato unicamente per la nostra
coscienza. Se la Bielorussia intenderà chiudere i progetti, ce lo comunichi senza tanto
tergiversare, ne prenderemo atto e considereremo che il benessere di milioni di bambini bielorussi
sarà compromesso e che tra 30 anni ci sarà una notevole presenza di invalidi nella popolazione a
causa radiazioni, ma a quel punto non sarà più un problema delle Associazioni italiane, o forse lo
ritornerà.

A proposito dell’eventuale patto tra le Associazioni, come é possibile stringere un patto con chi
propaganda che farà venire un gruppo di 70 bambini quando si sa che la Repubblica di Belarus
impedisce la formazione dei gruppi? Come si fa a pubblicizzare anche a mezzo stampa la venuta
di bambini quando si sa che la Repubblica di Belarus ha chiuso, almeno momentaneamente, i
progetti? Noi aderenti AVIB abbiamo già un patto: trasparenza nell’operare, trasparenza finanziaria
e trasparenza nei rapporti, credo e affermo che chiunque voglia stringere un patto con Noi debba
attenersi a queste semplici ma fondamentali norme etiche, a quel punto saremo pronti a
collaborare nell’interesse di tutti, ma soprattutto nell’interesse dei minori.
Al termine degli interventi é stato proiettato il documentario “Il drago della terra bianca” e
presentato il libro “Raccontiamo…ci Vent’anni della nostra storia” che in modo leggero, simpatico e
divulgativo raccontano l’esperienza di ospitalità della associazione Accoglienza senza Confini di
Matera.
Con l’auspicio che simili iniziative possano ripetersi in altri luoghi ringrazio Francesco Rubino per
l’opportunità di confronto offerta a tutti noi.

Arena Ricchi